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Panda Diplomacy: il soft power cinese che promuove le Relazioni Internazionali attraverso la morbidezza

Immagine del redattore: tentativo2lstentativo2ls


La Panda Diplomacy costituisce un affascinante e unico mezzo di soft power delle Relazioni Internazionali, in cui gli adorabili e amati panda giganti fungono da emissari di buona volontà e amicizia tra la Cina e gli altri Stati. Infatti, è noto tra gli esperti e non della Cina che questa pratica, che prevede il dono o il prestito di panda ad altri Paesi come simbolo di diplomazia e cooperazione, è usanza consolidata da lungo tempo.


La storia della Panda Diplomacy affonda le sue radici nell'antica cultura cinese, risalendo alla Dinastia Tang -dinastia imperiale cinese che governò dal 618 al 907- dove queste incantevoli creature erano venerate come simboli di pace e amicizia, devozione che rimane in auge. La Cina, infatti è molto gelosa di questi animali e li rispetta incondizionatamente. Tuttavia, con l’arrivo dell’età moderna, la pratica ha acquisito maggiore importanza quando la Cina ha sistematicamente impiegato questa tattica per stringere legami più stretti con altre Nazioni.


L'inizio della moderna Panda Diplomacy può essere fatto risalire alla metà del XX secolo. Il primo caso documentato risale al 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la Cina regalò due panda, "Ruth" e "Bill", agli Stati Uniti in segno di gratitudine per la loro alleanza. Questo segnò l'inizio dell'utilizzo dei panda come inviati diplomatici, creando un precedente per scambi successivi.


Da allora i panda sono diventati il principale strumento di soft power della Cina, proiettando un'immagine di pace, amicizia e ricchezza culturale. Il simbolismo associato a questi giganti gentili trascende le barriere linguistiche, risuonando universalmente come ambasciatori di buona volontà.


L'atto di regalare panda ad altri Paesi è una mossa strategica, che crea un sentimento pubblico positivo nei confronti della Cina e favorisce lo scambio culturale. Queste creature carismatiche generano un immenso interesse pubblico ovunque vadano, attirando l'attenzione sulla cultura e sul patrimonio del loro Paese d'origine.


Il processo di donazione dei panda prevede una pianificazione meticolosa e accordi intergovernativi. Solitamente i panda vengono prestati ai Paesi destinatari per un periodo limitato, spesso accompagnati da accordi che definiscono la cura, consigli sulla conservazione e le spese necessarie associate alla loro permanenza.

Di fatto quello che la Panda Diplomacy comporta nei Paesi ospitanti le morbide creature è un'impennata del turismo negli zoo che ospitano questi animali, il che costituisce un vantaggio economico senza precedenti. Ricordiamo che specie di panda popolano solo e solamente i territori cinesi. Diventando dunque le principali attrazioni, i panda sembrerebbero essere veri e propri diplomatici che hanno il compito di promuovere anche la comprensione e lo scambio culturale tra i popoli del mondo.


È bene sottolineare, inoltre, che i fondi ottenuti dai prestiti di panda sono spesso stati destinati a programmi di conservazione, il che ha contribuito in modo significativo alla protezione e alla salvaguardia di queste specie in pericolo di estinzione. Perciò, l'investimento nella conservazione dei panda non solo va a beneficio dei panda stessi, ma sostiene anche sforzi più ampi per la conservazione della biodiversità e dell'ecosistema. Ad oggi si può affermare che i panda non siano più specie in via di estinzione, grazie soprattutto al merito della stessa Panda Diplomacy.


Tuttavia, nonostante il suo fascino e i suoi risultati positivi, la Panda Diplomacy è oggetto di critiche aspre sotto vari punti di vista, alquanto ovvi. Alcuni sostengono che questa usanza sia volta a distogliere l'attenzione da questioni diplomatiche più urgenti e da questioni di fondamentale criticità delle Relazioni Internazionali, come le dinamiche di potenza tra Cina e Stati Uniti e le già note influenze dell’economia cinese su quelle del resto del mondo, per citarne alcune. Ci sono, inoltre, preoccupazioni sullo stesso benessere dei panda, con critiche che mettono in dubbio il loro trattamento e la loro cura mentre vengono usati come strumenti diplomatici e, ancora, argomenti sulla sua eticità.


Nel corso degli ultimi anni, la Panda Diplomacy si è evoluta al di là delle classiche relazioni bilaterali che la Cina è solita tessere con i propri partner economici, diventando un simbolo di cooperazione globale. La Cina ha infatti prestato i panda per programmi di ricerca e riproduzione volti a rafforzare la popolazione globale di panda. In relazione a tale successo, sono state istituite iniziative come i Giant Panda Global Awards per riconoscere i contributi eccezionali alla conservazione dei panda, consolidando ulteriormente il ruolo dei panda come ambasciatori della consapevolezza e della protezione ambientale.


In conclusione, la Panda Diplomacy continua a svolgere un ruolo significativo nella promozione delle Relazioni Internazionali, trascendendo la politica e fungendo da faro di amicizia e scambio culturale. Pur affrontando critiche e controversie, la sua capacità di affascinare i cuori e le menti di tutto il mondo rimane innegabile. Quando queste adorabili creature attraversano i confini, lasciano un segno indelebile nella diplomazia globale, ricordandoci la responsabilità condivisa di conservare il nostro patrimonio naturale.


Tuttavia, che cosa pensano gli animalisti? E gli esperti di Relazioni Internazionali e di politica di potenza? Limitare l’estinzione di una specie a rischio e promuovere le buone relazioni tra Stati sembra un compromesso ottimale, ma questo è l’obiettivo finale? Forse solo i morbidi panda potranno darci una risposta.

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