top of page

La fenomenologia dietro Twin Peaks: ecco perché devi (ri)vedere la serie

Immagine del redattore: tentativo2lstentativo2ls

Benvenuti a Twin Peaks, la classica cittadina in cui non succede mai niente, ma che già dalla prima puntata vediamo sprofondare nell’oscurità: una ragazza viene trovata sulle sponde del fiume avvolta nella plastica.


In poco tempo tutta la città lo viene a sapere e lo sceriffo Harry Truman comincia subito le indagini per cercare di risolvere il caso, un caso talmente intricato che necessita l’intervento dell’FBI. Arriva in città l’agente speciale Dale Cooper, un personaggio dallo spiccato intuito, che scoprirà che a Twin Peaks niente è come sembra, tutti hanno qualcosa da nascondere o farsi perdonare. È a questo punto che nella mente dello spettatore si sedimenta l’ossessiva domanda: chi ha ucciso Laura Palmer?


Una domanda il cui eco ci divora puntata dopo puntata. 34 anni fa se lo chiesero tutti. Persino il leader sovietico Gorbaciov fu un grande appassionato della serie e venne tormentato da questa domanda, tant’è che chiamò l’ex presidente degli Stati Uniti George Bush per farsi rivelare il nome dell’assassino.


Questo meraviglioso prodotto targato Lynch-Frost ha cambiato per sempre il modo di fare e intendere le serie tv. Per la prima volta due registi decidono di confrontarsi con il mondo della televisione portando il linguaggio cinematografico sul piccolo schermo, cambiando per sempre la serialità e dimostrando che il pubblico era pronto per un intrattenimento più complesso, ma, soprattutto, più lento, poiché il pubblico del “tutto e subito” non avrebbe avuto, almeno nell’immediato, delle risposte alle sue domande.


Twin Peaks è una serie lenta, ci lascia scivolare lentamene nel suo universo intricato, a tratti senza darci più riferimenti e con inattesi e travolgenti cambi di direzione. Lenta è anche la lunghissima, ma incantevole, sigla di testa, che ci introduce pian piano nell’ambientazione della serie: ci troviamo in una città di montagna, immersi nel verde, ci sono degli alberi, tanti alberi, una solenne cascata. Qui la natura si manifesta in tutta la sua semplicità e in tutti i suoi arcani. La provincia e la sua staticità sono un terreno fertile per Lynch in cui mescolare mistero e ironia, rendendo Twin Peaks un’opera davvero peculiare e difficile da classificare, che si muove dal paranormale al thriller, dal noir alla soap opera (stereotipata e bizzarra), ma strizza l’occhio anche alla meditazione orientale, all’occultismo e a molto altro ancora.


I fan de I segreti di Twin Peaks , e sono ancora molti, sanno bene che i creatori della loro serie preferita non sono due semplici autori tv, ma possono essere considerati due esoteristi appassionati di questioni magiche e spirituali, che hanno deciso di incanalare la propria passione per l’inesprimibile dando vita a un tripudio di follia che si innesta su due piani: quello terreno, dove effettivamente si svolge la vicenda, e quello ultraterreno, l’Altro mondo, caratterizzato da tende rosse, un pavimento a zig zag ed entità disambigue.


Lynch vanta una lunga frequentazione con la meditazione trascendentale, importata in occidente da Maharishi Mahesh Yogi, mentre Frost con la teosofia di Helena Blavatsky. I due hanno unito le loro conoscenze metafisiche e mistiche per creare un vero e proprio mondo nel quale gli spettatori più accaniti continuano a trovare significati, ma anche a perdersi. In Lynch i concetti di tempo e spazio si deformano, il mondo dell’inconscio prende posto, l’unica via d’uscita è essere capaci di indagare nell’interiorità.


Facile a dirsi. Per farlo, però, dobbiamo lasciare andare quei pre-concetti e quelle congetture date dall’eccessivo progresso odierno, che a volte, più che darci qualcosa, sembra togliercelo e più che unire, sembra dividere. Dobbiamo scavare più a fondo. Il regista di Strade Perdute è particolarmente affascinato dai fenomeni naturali, che spesso e volentieri ritroviamo in buona parte dei suoi film. L’energia elettrica, il vento, il fuoco, sono tutti elementi che hanno generato un linguaggio visivo ricorrente e universale, che vale la pena esaminare da vicino.


Per esempio, l’elettricità in Twin Peaks ci indica la presenza, nei paraggi, di entità soprannaturali. Non si tratta però dell’elettricità di cui parlano i manuali di fisica, ma della sua versione prescientifica a cui erano abituati i nostri antenati, per i quali tale manifestazione era un segno della presenza divina. È proprio qui che dobbiamo soffermarci, è questa mentalità primitiva che Lynch introduce nei suoi film e che ci ostacola. Gli antichi facevano proprio un concetto racchiuso nella parola mana, termine di origine malesiana, che indica una sorta di forza vitale, uno spirito, che permeava la realtà tutta, dagli oggetti inanimati a quelli viventi.


Proprio per questo nella mente primitiva tutte queste divisioni e contrapposizioni non ci sono, il mondo è unico e l’uomo non è separato da esso, ma piuttosto fuso con esso. Se vogliamo metterla in termini più filosofici, l’uomo primitivo non pensa l’ontologia, ma la vive. Ecco cos’è il mana: una caratteristica che l’uomo primitivo attribuisce a ciò che esiste e cioè la capacità di avere intenzioni. Un albero o una roccia possono avere il mana, cioè possono avere intenzioni o impulsi, positivi o negativi, verso di noi.


Anche Lynch sembra aderire a questa visione non-dualista, in molti dei suoi film rivediamo una concezione della realtà di tipo monista, per la quale non c’è una reale distinzione tra mondo materiale e spirituale, ma siamo in presenza di una realtà unica, per cui gli elementi del mondo materiale possono passare in quello spirituale, e viceversa. Perciò l’elettricità, il vento, il fuoco, non sono quello che sembrano a noi occidentali, ma possiedono qualità magiche e “intenzionali” che venivano attribuite loro dalla mentalità primitiva. Lynch si fa portatore di questo ritorno alla natura incontaminata, in cui la realtà riacquisisce magia e Twin Peaks ne è il manifesto. Nel mentre noi non possiamo fare altro che accoglierlo nel tentativo di avvicinarci sempre un po’ di più all’apparente e ineffabile nonsense lynchiano, così da addentrarci finalmente tra le foreste e i segreti di Twin Peaks. E ricordate: i gufi non sono quello che sembrano.

 
 
 

Post recenti

Mostra tutti

La varietà nell’apparire

“Il vero fascino della moda sta nel contrasto fra la sua diffusione ampia e omnicomprensiva e la sua rapida, fondamentale caducità”. ...

Comments


bottom of page