Cosa sono le scuole civiche e qual è il problema?
Subito dopo l’Unità d’Italia venne promulgata la Legge Casati, che poneva a carico dei comuni l'istruzione elementare, lasciando allo Stato la gestione dei ginnasi-licei.
Il comune di Milano, in particolare, decise di finanziare anche le scuole di formazione superiore, in particolare garantendo delle scuole serali, pensando alle donne e ai i lavoratori, e si occupò di sviluppare scuole preparatorie musicali e teatrali.
Negli scorsi mesi il Comune ha deciso di fare dei tagli - si parla circa di un milione di euro all’anno, da sottrarre ai dieci milioni garantiti fin ora - e di spostare diverse sedi presso il Politecnico delle Arti - progetto Goccia – a Bovisa, un grande spazio, inizialmente promettente, ma problematico:
Riprendendo una risposta che ci hanno scritto gli Studenti delle Scuole Civiche di Milano: “[…] aule con metrature inferiori a quelle stabilite dal ministero per ottenere la certificazione AFAM, aule di danza con colonne di cemento in mezzo, sale polifunzionali per proiezioni e spettacoli non adatte ad accogliere pubblico, etc.).”
È l’ultimo gradino di una scala diretta verso il basso, costellata di ridimensionamenti e aperture al privato.
“Tutto ciò ovviamente grava sulla qualità formativa: gli spazi per alcune delle scuole sono insufficienti e/o necessitano di pesanti lavori di restauro e adeguamento, i tempi necessari all’apprendimento vengono ridotti e inutilmente velocizzati, andando a minare la ratio fondativa stessa delle civiche - scuole della comunità, per la comunità. “
Perciò gli studenti invocano un dialogo:
“Come si fa a chiedere alle scuole d’arte di produrre, come se quest’ultime fossero aziende o start-up?”
“Perché investire nella cultura non è una vostra priorità?”
“È questa la città che volete?”
Commento
È evidente che i tagli potrebbero presupporre una modifica delle tasse scolastiche, e che eventuali ingerenze private minerebbero alla base il senso stesso di queste Scuole.
Oltre a inscriversi in un panorama più esteso fatto di tagli a cultura e istruzione, questa, in particolare è una decisione esemplare, e significativa che non può essere considerata di fredda natura economica; la storia di queste istituzioni impone uno sguardo più ampio: le Scuole Civiche nascono a titolo gratuito con l’obiettivo di costruire una proposta pubblica di alto livello che si contrapponesse a un’educazione artistica unicamente privata e dai cui costi spesso proibitivi.
L’eredità storica di queste scuole è pesante e sempre eloquente, attuale in ogni sua caratteristica costitutiva.
Viene minato un Simbolo, ancor prima che il ramo significativo di un Settore in crisi; e quindi la sua rilevanza territoriale e politica, e ciò che proietta sugli ambienti che ne vengono rappresentati, e le modalità di mutua inferenza con l’atmosfera culturale che lo circonda.
I simboli che sfioriscono e quelli che li sostituiscono, il mutare perpetuo del concetto stesso di simbolo e dei simulacri che ne infestano la definizione, sono preziosi indizi del sub-strato ideologico che si afferma e si consolida, e della sensibilità sociale e politica che si trasforma.
Riprendendo sempre il pezzo di una risposta: “[…] Proprio a causa dei tagli all’istruzione, all’arte e alla cultura in toto che, ricordiamo, non vengono solo da questa amministrazione ma da decenni di incuria per l’humanitas in favore di pareggi di bilancio senza vita, il livello di discorso comune si è andato impoverendosi e polarizzandosi: un gruppo di intellettuali quasi ascetici contrapposto a una moltitudine acritica di consumatori. Il problema resta aperto e privo di soluzioni rapide: è nostro punto di sconto giornaliero e domanda fondante nel nostro lavoro.
La politica, dal canto suo, invece ci sembra essere molto chiara: azioni e dichiarazioni viaggiano su strade parallele nei migliori dei casi e nei peggiori completamente opposte - basta prestare attenzione allo scollamento fra i discorsi magniloquenti che la politica effettua in occasioni di inaugurazione o commemorazione, con frasi vuote sempre uguali a loro stesse come “l’arte è l’anima della nostra società”, “i giovani sono il futuro”, ecc, e l’effettiva realtà pratica di tutti i giorni […].”
Svilire i simboli dell’arte e della cultura, significa spesso Sradicarli, quando questi esistono e pulsano in luoghi di importanza storica e collettiva, che costituiscono nodi, grumi di Memoria sempre viva che sostengono la città.
Tutto pare inevitabile e prodotto di un movimento inerziale diretto a un baratro, e lontano, così intricato e a volte pur se ingiusto ragionevole, e le strade di una deriva apparentemente irreversibile sono spesso immerse nell’ombra; ma in questo caso la struttura sottostante è ancora forte – l’importanza di una cittadinanza consapevole per la sopravvivenza di un Paese -, e ancora è nitido l’orizzonte che essa annunciava – il diritto a un’istruzione libera e accessibile per tutti-.
Ci è richiesta un’attenzione che sia resistente a ogni atteggiamento deleterio, e ai luoghi che scompaiono, che sia legata a doppio nodo con la Storia che l’ha alimentata, e che si accenda e urli, se necessario, di fronte ai simboli erosi e cancellati dall’incuria.
“In ogni caso, noi non ci fermeremo.”
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