
La Geopolitica è lo studio della dimensione spaziale geografica della politica estera e internazionale.
Spazio e geografia non sono esattamente la stessa cosa, nonostante talvolta siano concetti usati insieme e siano complementari.
La geografia rappresenta la conformazione, le caratteristiche fisiche e biofisiche della superficie terrestre, come l’idrografia, l’orografia, la struttura geologica, la pedologia, la botanica, il clima; lo spazio, invece, costituisce il dato della collocazione, ovvero la posizione che viene occupata da qualcosa o qualcuno e corrisponde, quindi, al concetto di coordinate (posizione assoluta) e di distanza rispetto ad altri soggetti-oggetti, anche attraverso relazioni (posizione relativa).
La Geopolitica, dunque, si occupa di dati geografici in senso stretto e aspetti spaziali, che nella maggior parte dei casi hanno risvolti sostanziali, e talvolta determinanti, sull’identità e la cultura dei popoli.
Il termine Geopolitica fu coniato nel 1899 dallo studioso svedese Rudolf Kjellen; tuttavia, la sua storia, i suoi contenuti, e i numerosi dibattiti, lo rendono un termine controverso e soggetto ad equivoci.
Infatti, già nei primi decenni del XX secolo, il termine si associò al concetto di Geopolitik tedesca, coniata dal generale, politologo, geografo e storico tedesco Karl Haushofer. Si ritiene che questa declinazione sia stata funzionale alla creazione della politica imperiale nazista, demonizzando il significato puro del temine Geopolitica. Non sorprende che gli agenti geopolitici di Hitler lo strumentalizzano come fucina per la loro azione politica perversa per il potere mondiale. Lo stesso Haushofer ebbe rapporti con Rudolf Hess, leader nazista di prim’ordine. Alla luce di tutto ciò, la parola divenne scomoda, sconveniente.
È probabile che l’influenza di Haushofer sia stata grottescamente esagerata, appartenendo più al mito che alla storia. Il concetto nazista rimane principalmente legato alla razza, alla genetica, mentre quella hausoferiana si occupava degli stati e degli spazi e dunque dei territori, una divergenza non solo contingente ma di filosofia di fondo. La Geopolitik hausoferiana non esaurisce di certo la geopolitica nella sua interezza, è una branca. Questa infamia esagerata della geopolitica tedesca ha provocato l’eclissi della parola, ma non dell’approccio geografico-spaziale della politica. Infatti, si è continuato a fare geopolitica, senza utilizzare esplicitamente il termine. Ancora oggi molti studiosi fanno geopolitica anche senza parlare di geopolitica, come il celebre politologo e professore John Mearsheimer ne
, per citarne un esempio.
Ad ogni modo, il termine ritornò ad essere utilizzato in modo libero solamente a partire dagli anni Settanta con lo sdoganamento della parola sia in ambito accademico sia di dibattito pubblico, grazie all’azione di Henry Kissinger, National Security Advisor e Segretario di Stato americano, e di Richard Nixon, presidente degli Stati Uniti d’America, che ritornarono ad usare con disinvoltura la parola geopolitica. Lo fecero però con un’accezione generica, come sinonimo di Realpolitk e politica di potenza, in termini squisitamente realisti. L’intento era smaccatamente prescrittivo e normativo, in polemica con quanti tentavano di subordinare la politica estera americana a ragioni di carattere etico-morale e ideologico invece che a ragioni realiste e di politica di potenza. Erano gli anni in cui i due uomini di Stato americani stavano portando avanti una politica di apertura verso la Cina comunista, azione mal vista ed osteggiata in ragione di considerazioni di natura ideologico-morale. Kissinger e Nixon ritenevano invece che l’apertura di canali di comunicazione con il grande Paese dell’Asia Orientale fosse estremamente rilevante per ragioni di equilibrio di potenza nella regione, e, quindi, per valide motivazioni geopolitiche.
Ancora oggi, il termine geopolitica viene ampiamente utilizzato in questa accezione larga e generica negli Stati Uniti, nel mondo anglofono, nei mezzi di informazione e nei dibattiti.
Si potrebbe affermare che la parola sia tornata di moda, ma tendenzialmente usata in modo non pienamente aderente al suo significato originario. Rimane il rapporto stretto e robusto tra geopolitica e realismo politico, inclusi i suoi elementi centrali come interesse delle grandi potenze, sicurezza ed equilibrio di potenza, ma tutto ciò parzialmente a discapito della diretta ed effettiva osservazione degli elementi geografici e spaziali, ai quali viene posta un’attenzione sempre più vaga.
Ciò nonostante, è importante ricordare che gli elementi geografici, la posizione assoluta e relativa continuano e continueranno a influenzare gli interessi e le azioni degli attori presenti nell’arena internazionale; pertanto, sarebbe un grave errore prescindere da considerazioni di carattere geografico-spaziale. Avere una comprensione completa, approfondita e accurata delle dinamiche in corso nell’arena internazionale non solo permetterebbe una più razionale e costruttiva gestione delle Relazioni Internazionali, soprattutto nei momenti di crisi e di conflitti, ma anche di non ripetere errori di approssimazione e “vuoti di memoria” propri di diversi decision-makers e le cui conseguenze affliggono ancora oggi interi popoli e minoranze.
Fonti: “America invulnerabile e insicura. La politica estera degli Stati Uniti nella stagione dell’impegno globale: una lettura geopolitica”, di Corrado Stefanachi - Lezioni del corso di Geopolitica di Prof. Corrado Stefanachi, Corso di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali, Università degli Studi di Milano, A.A. 2020/2021
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