
La stesura di Transformations e la sua pubblicazione nel 1971 per la Houghton Mifflin Company di Boston arrivano quando l'autrice, Anne Sexton, è già vincitrice del premio Pulitzer del 1966 per Live or Die. Ma soprattutto quando, con una certa sicurezza, è fregiata di essere poeta confessionale – tanti sono i poeti confessionali, quante le caselle in cui, di fatto, ognuno di loro è scomodamente infilato.
Anne, lo ricorda Maxine Kunin nella prefazione ai Complete poems, viene iniziata alla poesia dall’esperienza al laboratorio di scrittura di John Holmes, a Boston nel 1957. Calca il circolo con orecchini e braccialetti, profumo francese, folti capelli neri acconciati, non nasconde nessuna fascinazione mondana e non trattiene la propria inquieta tensione poetica. Anne sperimenta, si esercita in altri e nuovi circoli, studia con ingenuità. È priva di un titolo accademico: plausibilmente, è proprio la cupezza derivata da questo e dal senso di aver perso una buona manciata di anni, a nutrire in lei l’approccio curioso ed ingenuo verso le letture, molteplici e diversificate, nonché spazio sufficiente per formulazioni di giudizio più libere e nondimeno attente.
Già poco dopo il laboratorio di Holmes le vengono accettate e accordate le prime pubblicazioni dal New Yorker, Harper's Magazine, poi il Saturday Review.
In questa concitazione, inizia il profondo labor poetico. È febbrile, competitivo, intenso, per le parole di Kunin era “come se tutti i lupi del mondo ci stessero alle calcagna”.
Con grande affanno, Anne si appresta a generare il suo nuovo corpo poetico. È il professor Holmes il primo a criticare aspramente Anne e ad accorgersi che il suo lavoro, a questo punto, è confessionale. Anne rivede con severità ogni poesia, di cui, per ciascuna, solitamente scrive e raccoglie cinque, quindici, venticinque bozze. Una successione tenace di tentativi, manipolazioni al testo, minuziosa ricerca metrica, oggetti rubricati con precisione entro una precisa disposizione di immagini, che spesso attinge dalla cultura pop – Joe DiMaggio, bevande, rossetti: Anne non abbandona la mondanità e se ne serve.
Ma non solo, Holmes è sdegnato dal suicidio, dalla malattia, dall’aborto negli scritti di Anne. Per tutto il proprio mandato poetico, Anne si affida al rigore e crede che la verità sia da forzare in un sistema di stanze, uno schema ritmico, un metro ricorrente con cui poter giocare, purché non ostruisca il tempo del verso. Poco tempo dopo, il verso si spezza, si abbrevia, si affila. La crudezza è modulatamente esplicita nelle prime raccolte: per una mera nota alla cronologia di questa modulazione, ricordiamo You, Dr Martin, poesia incipitaria del primo libro To Bedlam and Part Way Back (1960) che immediatamente ci trascina a fondo della questione sulla malattia mentale di Anne Sexton – che si crede, con ragionevolezza, fosse un disturbo bipolare –.
Nel 1971, la pubblicazione di Transformations prevede l’illustrazione di Barbara Swan e la prefazione di Kurt Vonnegut Jr. Sulla quarta di copertina, si legge:
From Pulitzer Prize-winning poet Anne Sexton, this collection of poem-stories is a strange, wondrous retelling of Grimms' fairy tales.
Print Book, English, 1971
Lo abbiamo già detto: Anne, sistematicamente e con gran affanno, ricavava, da ogni lettura, un margine di rielaborazione per la propria materia poetica. S’aggiungono le letture di psichiatria dell’epoca, di cui il più noto è certamente Freud, ed anche gli incontri animosi con Dostoevskij, Kafka, Mann. Alfine di un impegno così pulsionale era naturale cogliere ogni simmetria sentimentale, e d’impulso rigettare in versi le impressioni di Anne stessa lette da questo esercizio.
Assegna alla raccolta una certa struttura, che prevede, per ogni poesia, una parte iniziale più vicina alla forma narrativa, una sorta di prefazione alla fiaba che la poesia intende raccontare. Ancor più spesso, è l’intreccio delle diverse voci dei personaggi, radunate da Anne, a guidarci e rivelarci chiaramente ciò che soggiace alla rielaborazione particolare delle fiabe dei Grimm. Giovani, vecchi, ricchi, poveri sono indistintamente rappresentati. Uomini e donne, invece, rispondono a questioni quotidiane estrinseche alla fiaba. A questo serve il sarcasmo, di cui la raccolta è fittissima e che di essa si rivela una tra le componenti più importanti: a smorzare i toni o ad esacerbarli, pur di incidere senza alcuna perplessità la cifra morale di cui il testo è investito – ma la riflessione morale è tutta di Anne: i fratelli Grimm avevano più a cuore il lavoro filologico.
Questo sarcasmo si deve, come proposto da un saggio recente di Amy Carpenter, proprio all’influenza di Kurt Vonnegut Jr, colui che ha firmato la prefazione di Transformations. Numerose sono le formule fisse tipiche della fiaba, lo spazio ed il tempo sono anche qui indeterminati: c’era una volta, molto tempo fa… Allo stesso modo, come nelle fiabe, i personaggi presentano strutture statiche.
Anne conserva, nella parte poetica, la struttura integra della singola fiaba dei Grimm alla quale attinge, ma si muove con maggior libertà all’interno della parte di “prefazione”: la giustapposizione tra la parte di recupero e l’altra di riforma si risolve proprio qui, nella modernità in cui cala il racconto.
Anne Sexton – l’io lirico – è una strega, ce lo dice subito, ed è vero quanto che Iron Hans / performed like Joe DiMaggio. I riferimenti sessuali non sono confondibili, né lo è la violenza o l’incesto
Da Snow White and the Seven Dwarfs:
No matter what life you lead
the virgin is a lovely number:
cheeks as fragile as cigarette paper,
arms and legs made of Limoges,
lips like Vin Du Rhone,
rolling her china-blue doll eyes
open and shut.
Open to say,
Good Day Mama,
and shut for the thrust
of the unicorn.
Once there was a lovely virgin
called Snow White.
Say she was thirteen.
Molto del lavoro descrive una rielaborazione analitica di un conflitto personale di Anne. Sesso, violenza, incesto – di questo viene offerto un giudizio, ossia del gesto che segue, di volta in volta, il nervoso guasto morale. Viene chiesto di partecipare anche al lettore, l’io lo interroga:
He returned to the princess
saying, I am but a traveling man
but here is what ypu hunger for.
The apple was as smooth as oilskin
and when she took a bite
it was as sweet and crisp as the moon.
Their bodies met over such a dish.
His tongue lay in her mouth
as delicately as the white snake.
They played house, little charmers,
exceptionally well.
So, of course,
they were placed in a box
and painted identically blue
and thus passed their days
living happily ever after —
a kind of coffin,
a kind of blue funk.
Is it not?
Trasformare, risolvere in due tempi, un prima e un dopo o un sempre ed un ora, e se non altro, in qualche modo, dare un esito o la necessità di interrogarsi-rivelarsi a riguardo.
What voyage this, little girl?
This coming out of prison?
God help —
this life after death?
Fonti: 1 Transformations : Sexton, Anne (1928-1974) : Internet Archive
2 For all their story sound, from a place as deep”: The Influence of Kurt Vonnegut's Humor on Anne Sexton's Transformations | Studies in American Humor | Scholarly Publishing Collective
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