Esistono fotografie in grado di segnare un'epoca, racchiudendo in un unico scatto tutta l'atmosfera e lo spirito di un determinato periodo storico. Immagini talmente iconiche e perfette da non sembrare reali, infatti spesso non lo sono.
La fotografia rappresenta, senza dubbio, l'arte che più di ogni altra ha tentato di avvicinarsi, con intento documentaristico, alla realtà oggettiva. Fotoreporter da tutto il mondo hanno provato in ogni modo a "rincorrere" i fatti, per catturare, attraverso i loro obiettivi, quei grandi, o piccoli, istanti che, sapevano, avrebbero contribuito a fare la Storia. Il lavoro del fotogiornalista richiede una grandissima capacità intuitiva, in modo da poter identificare, spesso con largo anticipo, quali siano i momenti che vale davvero la pena tentare di immortalare. Una dinamica ancora più vera se si pensa alle limitazioni, molto più stringenti rispetto ad oggi, che hanno caratterizzato la fotografia nell'era dell'analogico.
Tuttavia, la fotografia, come si è già indicato, è e rimane un’arte. Uno strumento, in grado, certamente, di cogliere un'immagine della realtà, ma anche di modificarla, plasmarla, decontestualizzarla, ricostruirla o adattarla agli usi della pubblicità e persino della propaganda.
Chi non ha mai visto almeno una volta Lunch a top a skyscraper, il celebre scatto del 1932 che immortala un gruppo di operai intenti a godersi la propria pausa, sospesi a centinaia di metri d’altezza? L'immagine è famosissima ed è diventata, nel tempo, un simbolo stesso del concetto di lavoro. Si tratta, probabilmente, dello scatto più pop della prima metà del XX secolo. Non tutti sanno, però, che le origini della fotografia sono avvolte nel mistero e vi sono seri dubbi circa la sua veridicità.
Questa storia inizia durante gli ultimi mesi della presidenza del repubblicano Herbert Hoover. Gli Stati Uniti sono nel pieno della Grande Depressione, scoppiata a seguito del crollo di Wall Street dell’ottobre 1929. Fame e miseria si diffondono nella classe lavoratrice americana, specialmente tra le masse di immigrati che popolano le periferie di New York. Sono in molti coloro che, per sopravvivere, decidono di cercare lavoro nei grandi cantieri edili della metropoli della East Coast.
New York è una città che continua a crescere, nonostante la grave crisi che imperversa nel Paese. Sono gli anni dei grandi grattacieli: l'Empire State Building, il Chrysler Building e il Rockfeller Center. Folle enormi si riversano ai cancelli dei cantieri. Nel caso del Rockfeller Center si calcola che oltre duecentocinquantamila persone abbiamo lavorato alla costruzione dell’edificio. Il governo e la stampa capiscono rapidamente che proprio la vitalità del settore edilizio newyorkese può trasformarsi in un caso mediatico emblematico, in grado di raccontare un’America ancora vitale, ricca, lavoratrice, pronta a uscire dalla crisi economica che l’attanaglia. Qualsiasi notizia relativa ai grandi grattacieli della città trova spazio sulle colonne dei quotidiani statunitensi.
Il 2 ottobre 1932 appare sul "New York Herald Tribune" Lunch atop a skyscraper (New York construction workers lunching on a crossbeam) di anonimo.
La composizione della foto è perfetta. Undici operai, di provenienza diversissima, dagli irlandesi ai nativi, siedono su una grande trave d’acciaio, sospesa, secondo la descrizione ufficiale, a duecentocinquantasei metri da terra. Sullo sfondo lo skyline della Grande mela, dominato dal Central Park. Alcuni leggono il giornale, altri fumano, un uomo, sulla destra, addirittura, beve, l’unico soggetto a guardare direttamente l’osservatore. La costruzione dell’immagine è straordinaria, caratterizzata da un grandissimo equilibrio e da un intreccio di azioni e storie differenti. Una fotografia che racconta l’audacia, la virtù e l’orgoglio del lavoratore americano.
La fotografia ha un successo clamoroso e immediatamente iniziano a sorgere diverse domande nell’opinione pubblica. Chi è l'autore? Dove si trovano i soggetti? Chi sono gli operai immortalati? La foto è vera? Gli studi più recenti concordano sul fatto che si tratti di un'immagine pubblicitaria. Una messa in scena, organizzata presso il cantiere del 30 Rockfeller Center (e non dell'Empire State Building come si è a lungo sostenuto). Nello stesso articolo erano raccolti numerosi altri scatti, realizzati da più fotografi anonimi, i quali mostrano con maggiore evidenza sia il sito, sia l’intento pubblicitario del servizio.
Negli anni emergeranno i nomi dei fotografi che erano presenti quel giorno: William Left Which, Thomas Kelly e Charles Ebbets. Proprio Ebbets viene solitamente accreditato come l’autore dello scatto. Sull’identificazione degli operai, invece, il dibattito è ancora apertissimo. Ciò che è certo è che si tratta, per lo più, di immigrati e nativi americani, assunti perché meno affetti da vertigini. Secondo un’ipotesi, il primo operaio da destra sarebbe lo slovacco Gustáv Popovič, il quale proprio in quei giorni invia alla moglie una copia della fotografia, scrivendo: «non preoccuparti Mariška, come puoi vedere sono ancora con la mia bottiglia. Tuo Gustáv».
Al di là di ogni ipotesi, ricerca o dibattito a riguardo, una cosa è certa. Questa è senza dubbio una delle foto più celebri ed iconiche del XX secolo, in grado di racchiudere un'intera epoca in un singolo scatto. Una fotografia che confonde l’osservatore, il quale non riesce a conciliare la tranquillità degli operai e la situazione pericolosa in cui si trovano. Pubblicità, appunto, ma che non va accantonata, in quanto ricostruzione, bensì maggiormente studiata, perché realmente in grado di fornirci indizi per analizzare un determinato periodo storico, la mentalità collettiva e la volontà del governo, tramite i media, di inviare un messaggio alla popolazione.
Nel 2002 lo scultore Sergio Furnari espone per diversi mesi una statua di dodici metri, rappresentante gli operai della celebre foto, a Ground zero, con un collegamento ideale tra il coraggio degli “eroi americani” dei grattacieli e le vittime degli attentati dell’11 settembre. Non è un caso, Lunch atop the skycraper, infondo, ci racconta proprio questo: un’America in crisi, disperatamente alla ricerca di un simbolo di speranza e ricostruzione. L’America che si preparava alla nuova e straordinaria esperienza storica del New Deal.
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